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Numero 10 Fossils & Minerals

Dante Alighieri e la Geologia
di Romano Guerra

Le Pegmatiti dell’Alto Lario
(Prov. Di Como, Lecco e Sondrio), parte prima.

di Stefano Mercadante

“Siamo tutti nella stessa grotta…”
Speleoarcheologia, quando esplorazione
e ricerca si incontrano

di Angelica Ferracci, Mario Federico Rolfo, Giuseppe Bosso,
Gabriele Catoni Elia Mariano, Angelo Procaccianti

Segnalazione di Lytoceras (Trachylytoceras) evolutum
RULLEAU 1998 nel Toarciano umbro-marchigiano
(Appennino centrale).

di Fabrizio Melucci

Assemblea dei soci 2018

Venerdì 9 marzo 2018 alle ore 20:30 in prima convocazione ed alle ore 21:00 in seconda convocazione è indetta l’assemblea dei soci con il seguente ordine del Giorno:

  • Resoconto attività 2017
  • Approvazione del bilancio 2017
  • Rinnovo quota associativa per l’anno 2018
  • Programma e proposte 2018
  • Gita all’estero 2018
  • Varie ed eventuali

Chi non potrà essere presente durante l’Assemblea potrà versare la quota sul C.P. N°1010248522 intestato al GRUPPO UMBRO MINERALOGICO PALEONTOLOGICO. La quota associativa resta anche quest’anno di 20,00 euro

Annuario 40 Anni

Bisogna tornare con la mente ad anni ormai lontani per apprezzare tutta la forza e la passione con le quali, pochi amici, quaranta anni or sono, decisero di costituire un gruppo di appassionati di Archeologia e Paleontologia. Erano dieci questi amici, tra i quali alcuni solo solidali all’ iniziativa, in quanto, per essere riconosciuti come gruppo, bisognava per forza essere in dieci. Ci dettero comunque fiducia e, a quanto pare, visto che quarant’anni non sono pochi, questa fiducia fu ben riposta, e per questo li ringraziamo, ora come allora. Mi preme ricordare i nomi di questi dieci avventurieri, Soci Fondatori, in ordine alfabetico:

Benincampi Aldo
Benincampi Claudio
Calzolari Prospero
Comparozzi Candido
Falchetti Anna
Grasselli Mario
Rea Giuseppe
Sensi Claudio
Sensi Maurizio
Vincenti Marco

Era nato il G.A.P.U.! Nel 1980 il gruppo cambia nome, e diventa il G.U.M.P. Col passare degli anni, grazie alla collaborazione dell’ Università degli Studi di Perugia, il gruppo matura e si sviluppa, sia numericamente che culturalmente ed a tutt’oggi sono all’incirca trecento i soci che si sono alternati in questi lunghi anni e posso affermare, senza tema di smentita, che sono pochissime le associazioni in Italia che al giorno d’oggi possono vantare una così lunga durata nel tempo, e questo è un grosso vanto per tutti i soci G.U.M.P. e, se permettete, anche per il sottoscritto, che in tutti questi anni è riuscito a portare avanti, grazie anche all’ausilio di validi collaboratori, la “baracca”! Gli obiettivi raggiunti sono stati anche superiori al previsto. La segnalazione della foresta fossile di Dunarobba nel 1983, la cui paternità ci è riconosciuta più all’estero che in patria, basterebbe da sola a ricompensarci del nostro pluridecennale impegno. Ma ci sono anche centinaia di escursioni sul territorio nazionale ed all’estero (Germania, Francia, Svizzera, Belgio), l’inaugurazione del nostro tanto desiderato “museo” nel 2001, tutt’ora visitato ogni anno da turisti e scolaresche, unico esempio regionale per l’accuratezza delle stratigrafie fossili del territorio, divenuto Mostra Permanente Geo-Paleontologica del Monte Subasio. Ricordo inoltre la attiva collaborazione per la realizzazione di ben tre libri a carattere paleontologico sulle ammoniti dell’ Appennino Centrale, nel 2001, 2004 e 2010. Ancora un accenno merita la realizzazione dell’ annullo filatelico per il 35° anno della fondazione del Gruppo, nel 2008 e, per ultimo, motivo di vanto per tutti noi, la realizzazione della rivista “Fossili e Minerali”, nata nel 2016 e giunta in questi giorni al 4° numero, la cui veste ed i suoi contenuti non sono secondi a nessuna delle italiche “consorelle”. Concludo questa introduzione con un dovuto ricordo a coloro che non ci sono più, ma che credettero in noi, permettendoci, con il loro contributo, di essere quello che ancora siamo: Aldo Benincampi e Maurizio Sensi. A loro il nostro ed il mio personale ringraziamento, dopo quarant’anni, amici, non vi abbiamo dimenticato.

Claudio Sensi                                                               Assisi 21 gennaio 2018

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Fossili e Mitologia

Fossili fra Scienza e Folklore

Il genere di ammoniti Hildaites (tipico della seconda biozona del Toarciano – Giurassico inferiore) prende il nome da una leggenda anglosassone.
La storia ci dice che nel 655 re Oswiu di Northumbria fece voto di donare, in caso di vittoria in una battaglia, 12 appezzamenti di terreno su cui edificare altrettanti monasteri. In seguito lo stesso Oswiu offrì uno dei 12 appezzamenti ad Hilda per edificare un doppio monastero nei pressi di una piccola località chiamata Streaneshalch, che due secoli dopo i Danesi avrebbero ribattezzato Whitby, dove diede inizio alla edificazione della celebre Abbazia di Whitby. Si narra che il paese di Whitby (località oggi famosissima per i numerosi fossili che si rinvengono), nello Yorkshire era infestato dai serpenti a causa di una maledizione.
Per liberarlo Hilda di Whitby, tagliò loro la testa e li trasformò in pietra. Tali animali ritenuti serpenti pietrificati erano in realtà ammoniti molto frequenti nei dintorni del luogo. Per questa storia i commercianti modellano a questi fossili la testa di serpente alla fine della spira, creando ovviamente dei falsi.
Nelle foto qui sotto un Hildoceras di Whitby con la testa di serpente e un Hildaites esposto alla Mostra Permanente di Geo-Paleontologia del Subasio.

 

Dinosauro cerca casa: Intervista a Cristiano Dal Sasso e Giovanni Todesco

Ciro, ventesimo compleanno in una casa tutta nuova: a questo, cioè al trasloco in un contesto museale più adeguato alla sua celebrità stanno lavorando la Soprintendenza di Caserta e Benevento, il Comune di Benevento (con il  sindaco Clemente Mastella) e pure il ministro Dario Franceschini. La notizia a casa di Giovanni Todesco, il paleontologo dilettante di San Giovanni Ilarione che nel 1980 dalla cava-discarica di Pietraroja recuperò la lastra che, senza che se ne rendesse conto, conteneva il primo (baby) dinosauro italiano, lo Scipionyx samniticus che Todesco ribattezzò Ciro, è arrivata sabato.
Ed è arrivata assieme a Cristiano Dal Sasso, il paleontologo milanese che ha studiato Ciro e nel 2011 lo ha raccontato al mondo con una
mastodontica monografia: Dal Sasso, relatore ad un convegno su Dinosauri italiani e del mondo, ospitato a Montecchio Maggiore, nel vicentino, ha approfittato dell’occasione per far visita al «papà» di Ciro, ma anche alla famiglia Cerato, al giacimento di Bolca.

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Aperture Natalizie Mostra Permanente

Informiamo che la Mostra Permanente sarà aperta in occasione delle festività natalizie. Martedì 26 Dicembre – Lunedì 1 Gennaio – Domenica 7 Gennaio dalle ore 15:00 alle 18:00 in occasione del Presepe vivente di Armenzano. Si invita  a visitare la rappresentazione di Armenzano e di diffondere fra amici le aperture della Mostra in tali occasioni. Per ulteriori informazioni contattare il 3397743826 (Federico) o il 3385664463 (Claudio).

Tracce di vita di quattro miliardi di anni fa

In Labrador, all’interno di una delle più antiche formazioni rocciose, sono stati ritrovati dei microgranuli di grafite che hanno origine organica. La scoperta conferma che le primissime forme di vita sul pianeta risalgono a circa quattro miliardi di anni fa e potrebbe anche gettare luce su alcune loro caratteristiche.
Una conferma che le prime forme di vita sulla Terra risalgono a circa 4 miliardi di anni fa è venuta dall’analisi isotopica di alcuni microgranuli di grafite presenti in una delle più antiche formazioni rocciose del pianeta, la formazione di Saglek Block, nel Labrador settentrionale, in Canada. La scoperta, fatta da un gruppo di ricercatori dell’Università di Tokyo, è descritta su “Nature”.

Le prove della più antica presenza della vita nella storia della Terra sono poche a causa della scarsità delle di rocce risalenti alla cosiddetta era eoarcheana, fra circa 3,6 e 4 miliardi di anni fa, e che spesso non sono neanche ben conservate.

A causa della tettonica a placche, quasi tutte le rocce che formavano la prima crosta terrestre sono infatti andate incontro a subduzione, per essere parzialmente o totalmente rifuse nel mantello, con la conseguente perdita delle eventuali tracce di vita. Alcune di queste tracce sono state però ritrovate nella formazione di Isua, nella Groenlandia sud-occidentale, e risalgono a 3,7 a 3,8 miliardi di anni fa, in quelle di Akilia, sempre in Groenlandia, (3,83 miliardi di anni fa), e di Nuvvuagittuq, in Quebec, (almeno 3,77 miliardi di anni fa).

Ora Tsuyoshi Komiya e colleghi, studiando le più antiche rocce della formazione di Saglek Block, risalenti ad almeno 3,95 miliardi di anni fa, si sono imbattuti in microgranuli di grafite, un materiale di possibile origine biologica che finora non era mai stato rilevato nelle altre formazioni coeve.

L’analisi della composizione isotopica dei microgranuli e della loro concentrazione ha indicato che hanno effettivamente un’origine biogenica, e le successive analisi delle rocce in cui erano contenuti e di quelle circostanti hanno confermato che non sono il prodotto di contaminazioni
successive.

Gli autori suggeriscono che la scoperta di questa grafite di provenienza organica potrebbe consentire lo studio geochimico degli organismi che l’hanno prodotta e quindi di risalire ad alcune caratteristiche delle primissime forme di vita sulla Terra.

La Tafonomia

Il professor Paolo Monaco, recentemente autore del libro “la geologia spiegata ad una classe sgangherata” edito da AracneEditore con grand epassione continua la sua opera di divugazione geologica ai non addetti ai lavori.

Bellissimo testo per spiegare il concetto di Tafonomia che alla maggior parte dei paleontofili non è noto.

Testo di Paolo Monaco del 19/09/2017

GEO+ il collezionista d’ossa. Non mi riferisco al tenebroso libro da cui hanno tratto un appassionante film spy-horror, ma ad un collezionista-scienziato di paleontologia, la Scienza, come voi tutti sapete, che si occupa di studiare i resti fossili; la Paleontologia e’ una Scienza antichissima, nata praticamente con l’origine dell’uomo. Perche’ ne parlo? Perche’ oggi sono insieme a Sixto, un grande paleontologo-tafonomo spagnolo di Madrid, amico mio da oltre vent’anni, che studia un settore specifico della Paleontologia, la Tafonomia: Sixto e’ un grande tafonomo. Della tafonomia vi ho gia’ parlato: nel libro appena pubblicato la spiego agli studenti della classe sgangherata…ma loro sono con il cervello altrove… La Tafonomia si occupa di ricostruire tutto quello che accade ad un resto “solido”, animale ma anche umano e vegetale, dal momento della sua morte naturale, al momento del seppellimento finale.

Deriva dalla Paleontologia, Scienza antica e nata nel XVII e nel XVIII secolo come risultato delle intuizioni di Niccolò Stenone sulla natura dei fossili e sulla stratigrafia nonché dagli studi di anatomia comparata condotti da George Cuvier; in seguito la Tafonomia si e’ cominciata a delineare appena ci si chiese come si originavano le variazioni composizionali dei fossili. Sixto ha insegnato per molti anni a Madrid; e’ un uomo grande e grosso con barba, ma gentile e sempre disponibile. Ci siamo incontrati e scritti ai vari convegni internazionali, mi ha dato tantissime sue pubblicazioni, che conservo gelosamente. Sixto e’ un “filosofo della Tafonomia”, nel senso che discute e ha fatto dei libri, sul senso ampio ed universale di questa disciplina, che e’ figlia diretta della Paleontologia, ma, come e’ avvenuto per l’Ichnologia (studio delle tracce fossili), si e’ staccata dalla Paleontologia come Scienza a se’ stante ed e’ rifiorita e se n’e’ andata per la sua strada con ottimi risultati. Ogni anno viene tenuto un convegno internazionale su tutti gli aspetti della tafonomia, inclusa quella medica e archeologica. La scienza e la natura si possono quindi affrontare da ogni aspetto. Basta avere passione e sentimento. Sixto e’ uno di questi: una persona con passione e sentimento. Mi ha insegnato molto e devo a lui tanti miei lavori e miei discepoli che lavorano in tutto il mondo (tranne che in Italia….ovviamente..). Lui ha iniziato dallo studio di ammoniti (cefalopodi), e poi e’ passato ai cicli tafonomici ed infine alla filosofia tafonomica. Credo che abbia centinaia di pubblicazioni ed e’ considerato il piu’ grande tafonomo di Spagna (mi perdonino gli altri amici spagnoli…).

Facciamo un esempio: prendiamo un bivalve. Ha una coppia di valve unite in vita; appena muore le due valve trattenute da un muscolo dedicato, si staccano, distruggendosi quest’ultimo per la decomposizione dei tessuti. Le due valve staccate possono giacere vicino una all’altra. Questo in tafonomia e’ segno di disarticolazione semplice. Se le due valve giacciono a molta distanza, sono indizio che qualcosa le ha separate, tipo una corrente, una tempesta. Allora si parla di traslazione biostratinomica (la biostratinomia e’ il primo stadio della Tafonomia: poi viene la fossil-diagenesis, vedi schemi sotto). Se le valve sono anche fratturate o bioperforate, allora si parla di altri due caratteri tafonomici, il fracturing e il boring. Insomma andando avanti cosi’ si possono individuare decine di caratteri tafonomici. Essi si immettono in sequenza e le sequenze verticali ci dicono come quegli strati di roccia, varianti nel tempo e contenenti i vari “gusci tafonomizzati”, si sovrapponevano e con quali caratteri. Se per esempio abbiamo una sequenza sommatoria o positiva di caratteri verso l’alto, allora aumentera’ il “registro tafonomico”, se invece diminuira’ verso l’alto anche il “registro tafonomico” diminuira’ in proporzione. In sostanza i caratteri sono un “termometro” per registrare la “febbre deposizionale”, sono un segnale utilissimo al geologo ruspante (di cui vi parlavo ieri..). Sapete che basta una lente e martello per sapere a primo acchito queste informazioni. Non occorrono macchine sofisticate (a questo primo stadio..), non occorrono strumenti particolari. In laboratorio si faranno altre analisi di dettaglio. Ecco che la Tafonomia e’ uno strumento assai utile al geologo per capire, per farsi un’idea per “diagnosticare” un fenomeno. “Hola Sixto que tal” (come va?)… bene Paolo ora stiamo andando ancora avanti con il mio gruppo di ricerca e stiamo lavorando sull’interconnesione di piu’ fenomeni a diversa scala temporale… sara’ un elemento nuovo, di grande utilita’..” Ottimo Sixto e io tengo sempre i tuoi lavori nel cassetto e li consulto con grande interesse. Ci facemmo, proprio utilizzandoli, una bella tesi di dottorato.. ti ricordi? “Certamente, nel 2004, fu un bel lavoro..”. Oggi grazie a Sixto vi ho aperto un piccolo scrigno della Natura, che continueremo ad esplorare… se avrete la voglia di leggere qualcosa… invece di guardare solo gatti, selfie, cani per 1 secondo…ahhh ride Sixto.. “vero, su Facebook e’ molto difficile, ecco perche’ facciamo i Simposi internazionali tra gli specialisti.. solo li’ la gente e’ molto attenta e apporta il suo contributo.. su Facebook cosa ti puoi aspettare? ” Ahhh.. ma io Sixto ci provo ad aumentare un poco il livello culturale di questo stanco e demotivato Paese… buongiorno.